Guerra e mercati: 3 lezioni da imparare
Data pubblicazione: 01 luglio 2025
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- Di fronte agli scenari di conflitto, è comprensibile sentirsi disorientati e chiedersi cosa fare.
- I dati storici, però, ci dicono che il recupero inizia non appena il quadro complessivo si fa più chiaro.
- Diversificazione, nervi saldi e no al market timing: le 3 lezioni da tenere a mente.
GUERRE E MERCATI: DOPO LO SHOCK INIZIALE, ARRIVA IL RECUPERO
Un rimbalzo dei listini si apprezza già durante i conflitti
Fonte: Analisi Farther apparsa su TheStreet.com, sugli indici S&P Composite (1872-1957) e S&P 500 (dal 1957 in poi)
Insomma, abbiamo capito: Israele e Iran non si piacciono. La storia dei rapporti tra i due Paesi è lunga, articolata, per molti versi drammatica (con risvolti nelle altre aree della regione, a cominciare dalla Striscia di Gaza). Se ne parliamo non è per fare una disanima, che non ci compete, ma per ragionare sulle intricate vicende mediorientali dal punto di vista di un investitore. Che giustamente, di fronte all’attacco di Israele all’Iran dello scorso 13 giugno, potrebbe essersi chiesto: e adesso, che si fa?
Il rischio geopolitico si è acuito, ma non è ai suoi massimi storici
Questo inedito capitolo delle tensioni tra Israele e Iran ha visto addirittura l’intervento degli Stati Uniti d’America, che nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno hanno attaccato le strutture nucleari iraniane di Natanz, Isfahan e Fordow, in un’operazione che il presidente USA Donald Trump ha definito un “successo militare spettacolare”. Un’intensificazione del conflitto che, se da una parte può aver imposto un robusto stop ai piani di Teheran di sviluppare un suo arsenale atomico, dall’altra ha sicuramente acuito il rischio geopolitico.
L’INDICE DEL RISCHIO GEOPOLITICO NEL TEMPO
Abbiamo attraversato, negli anni, altre situazioni "calde"
Fonte: Elaborazione Wealthype.ai su Caldara&Iacovello GPR Index
Quali saranno gli sviluppi, dopo il cessate-il-fuoco annunciato da Trump il 24 giugno e le reciproche accuse di violazione scattate già nelle primissime ore tra i due contendenti? Possiamo solo aspettare e stare a vedere. Anzi, no. Mettendoci nei panni di un investitore, possiamo fare anche altro: andare a spulciare i movimenti del mercato azionario durante i precedenti episodi di tensione internazionale – che purtroppo non sono mancati – e ricavarne lezioni utili per l’oggi e per il domani.
Distinguere tra oscillazioni di breve e andamento di medio-lungo periodo
Col senno di poi, le recenti tensioni non sembrano essere riuscite a contrastare lo slancio che ha proiettato l’equity statunitense oltre il +22% dai minimi degli inizi di aprile (quando – lo ricordiamo – il presidente Trump ha annunciato i dazi universali e reciproci).
S&P 500 IN RIALZO DI OLTRE IL 22% DAL MINIMO DI INIZIO APRILE
Niente sembra riuscire a fermare il recupero dell’azionario USA
Fonte: Elaborazione Wealthype.ai su dati S&P Dow Jones Indices al 24 giugno 2025 (Indice Price Return)
Ciò non significa che le rinnovate tensioni tra Tel Aviv e Teheran non abbiano sortito effetti, anzi. Significa solo che è importante distinguere tra oscillazioni di breve e andamento di medio-lungo periodo. Nel breve, le reazioni all’iniziativa israeliana prima e all’intervento degli USA poi sono state abbastanza “da manuale”: indici azionari in calo (poi risaliti), rendimenti obbligazionari in rimonta (poi hanno ripiegato), oro in rialzo (poi è sceso), indice del dollaro statunitense in aumento (poi, anche in questo caso, la direzione si è invertita).
Inoltre, fin da subito si è riaffacciato un altro tema: quello della possibile chiusura, da parte di Teheran, dello Stretto di Hormuz, che separa il Golfo Persico dal Golfo di Oman e attraverso il quale passa il 20% circa delle esportazioni globali di petrolio. In generale, resta la domanda: che fare quando lo scenario geopolitico si complica? Con quale spirito può un investitore affrontare questi eventi? Vediamo cosa ci dicono i precedenti in tal senso.
Come si è comportato l’azionario in occasione delle recenti guerre?
La guerra implica un grado di incertezza che tipicamente i mercati non amano. Ma sono soprattutto l’annuncio o lo scoppio del conflitto a far scattare il “sell-off” e la fuga verso gli asset considerati “rifugio”, come l’oro e alcune obbligazioni governative e valute. Superata la reazione iniziale, finora i mercati azionari hanno sempre mostrato una certa capacità di reazione e recupero. Con la tendenza, spesso e volentieri, a riprendersi tanto più rapidamente quanto più la situazione si stabilizza e/o la portata del conflitto diventa più chiara.
Al di là delle specificità attuali, i dati storici ci dicono che l’azionario sa fronteggiare bene persino i maggiori shock geopolitici. Su TheStreet.com (1), Louis Llanes, senior vicepresident del wealth management della società statunitense Farther, ha messo sotto la lente i sei mesi prima dell’avvio del conflitto, il periodo in cui lo scontro si è consumato e i sei mesi dopo la fine delle ostilità, includendo nella sua disamina la Prima Guerra Mondiale, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra di Corea, la Guerra del Vietnam, la Guerra del Golfo, quella in Iraq e quella in Afghanistan.
I risultati? Sono quelli riportati nel grafico in apertura:
- in media, nei sei mesi precedenti ai conflitti il mercato è sceso del -10,14%;
- è poi rimbalzato durante le tensioni, con un rendimento medio del +19,74%;
- passati sei mesi, il rendimento medio è stato del +13,29%.
Morale: gli indici azionari scendono prima di una guerra per via dell’incertezza, ma rimbalzano durante e dopo, non appena la situazione si fa più definita.
Quando nel mondo scoppia un conflitto: le 3 lezioni che i mercati ci insegnano
L’andamento storico non è mai, in alcun modo, garanzia di risultati futuri. E la storia difficilmente si ripete, anche se – come si dice – spesso e volentieri fa rima con sé stessa. Ma dai precedenti sopra citati possiamo comunque ricavare tre lezioni molto importanti.
- È sempre bene seguire una strategia di portafoglio in grado di cogliere il potenziale di rimbalzo e recupero dell’azionario.
- Ciò implica che, invece di tentare la fortuna con il market timing, è bene concentrarsi sulla costruzione di portafogli adeguatamente diversificati (anche nell’ambito della stessa asset class, per esempio l’equity).
- Infine, la regola più importante: vietato farsi prendere dal panico.
L’evidenza storica è chiara su un punto: la stragrande maggioranza degli eventi geopolitici non influisce sulla performance del mercato azionario su orizzonti di investimento che vanno oltre l’anno. E nel lungo periodo, i rialzi premiano la pazienza e la disciplina.
COM’È CRESCIUTO IL VALORE DI 100 DOLLARI INVESTITI ALL’INIZIO DEL 1928
Malgrado i conflitti e le tensioni geopolitiche, il valore è aumentato negli anni
Fonte: Wealthype.ai su dati Stern NYU, S&P 500 dividendi inclusi
Shock geopolitici: i mercati hanno imparato a non reagire in modo eccessivo
Negli ultimi anni, poi, i mercati hanno mostrato una certa tendenza a non reagire in modo eccessivo agli shock di tipo politico e geopolitico. Del resto, la geopolitica pare toccarli davvero solo in caso di eventi in grado di incidere sulla crescita economica, sull’inflazione e sulle politiche monetarie. Tutto il resto – piaccia o meno – dal punto di vista dei movimenti di mercato è destinato a rimanere sullo sfondo. Saperlo può aiutare a mantenere la calma, quando le cose sembrano complicarsi.
(1) https://pro.thestreet.com/market-commentary/how-the-stock-market-reacts-to-war-can-lead-to-a-big-portfolio-payday
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